SImone Fontecchio

A tu per tu con Simone Fontecchio, primo italiano a giocare con l’Alba Berlin «Vi racconto la mia vita qui»

«Venire qui a Berlino è stata una mia volontà: avevo questo sogno e ho cercato di seguirlo fino in fondo»

Classe 1995, nato a Pescara, Simo (come lo chiamano in campo) è il primo italiano a firmare un contratto con la rinomata  squadra di basket di Eurolega Alba Berlin. Un destino, quello di Simone, che sembrava già scritto, dato che proviene da una famiglia di sportivi. La mamma Amalia è, infatti, un’ex giocatrice di basket ed allenatrice, il papà, Daniele, è stato vicecampione europeo indoor sui 60 metri ostacoli. Sin da piccoli, quindi, Simone e suo fratello maggiore Luca sono cresciuti a pane e basket.

 

«Sin da subito mi sono accorto che la palla a spicchi sarebbe stato un elemento fondamentale del mio futuro»

«E’ stato quando avevo 16-17 anni che mi è stato chiaro il fatto che il basket sarebbe stato il mio futuro. A quell’età mi sono trasferito a Bologna per giocare con la squadra giovanile della Virtus e lì ho cominciato a capire che il sogno che stavo inseguendo forse non era così impossibile e mi sono impegnato ancora di più a percorrere quella strada. Fondamentale è stata la figura di mio fratello Luca, più  grande di me di quattro anni: cominciò prima di me a giocare e prima di me si trasferì a Bologna. Io ho sempre guardato a lui come ad un esempio, un modello da seguire ed il mio punto di riferimento. Poi col tempo ho cominciato a batterlo nelle partite uno contro uno… ed ora è lui che viene a vedere le mie partite. Scherzi a parte, nemmeno la distanza ha scalfito il nostro rapporto: ora siamo lontani ma ci sentiamo tutti i giorni e la sua presenza nella mia vita è molto importante. Di giocatori che guardavo da piccolo ce ne sono stati tanti soprattutto giganti dell’NBA come Kobe Bryant e Lebron James. E, naturalmente, sono cresciuto con il sogno di giocare nel campionato americano. Fa un po’ ridere sentir dire che di professione faccio il giocatore di basket, adesso. Guardo indietro e penso di avere avuto la grande fortuna di trasformare la mia passione in un lavoro…e mi sento molto grato per questo».

«Duro lavoro, impegno e passione: ecco come sono arrivato all’Alba Berlin»

«L’anno scorso finita la stagione con il Reggio Emilia avevo l’idea di provare a fare un’esperienza all’estero. Provare a giocare fuori dall’Italia perché è stata una cosa che avrei sempre voluto fare prima o poi e, avendo alle spalle una stagione molto buona, mi si sono prospettate diverse opportunità. Sicuramente quando è arrivata la proposta dall’Alba Berlin, una società che gioca in Eurolega, non ci ho pensato due volte. Poi Berlino è una delle città europee più incredibili per me: è stata, quindi, una scelta semplice decidere di trasferirsi. Ho imparato che sognare è importante ma bisogna farlo rimanendo con i piedi per terra. Ho sempre faticato e messo molto impegno in quello in cui credevo ed ora eccomi qui. Nei momenti difficili, dove non giocavo molto o avevo poche occasioni in campo, continuavo a ripetermi di non mollare, di continuare a lavorare, di restare con la testa in palestra tutti i giorni perché prima o poi comunque l’occasione sarebbe arrivata e, beh, il fatto che io ora sia qui a Berlino è dimostrazione che il lavoro paga. La vita è una ruota che gira e sicuramente “non mollare” è una frase che mi son ripetuto spesso».

«All’inizio la realtà tedesca mi aveva spiazzato, ma adesso mi sembra di essere ancora in Italia»

«Berlino era una città che prima del mio trasferimento, ad agosto, conoscevo poco. Prima di quest’anno non l’avevo mai visitata, ma chiaramente ho studiato la sua  storia recente, la caduta del Muro e molti altri fatti storici. Quando sono arrivato ho avuto modo di girarla un po’ e di vedere qualcosa. Ho notato che lo  stile di vita dei tedeschi è più rigido e impostato di quello italiano. All’inizio questa realtà così diversa mi ha un po’ spiazzato, dovendomi abituare a persone più fredde e distaccate, a una cultura differente da quella cui ero abituato in Italia. Con il tempo però la Germania che vivo io, che è la mia squadra, il mio gruppo di lavoro e tutte le persone che vedo tutti i giorni in palestra sono diventate al pari della mia realtà italiana, quasi come se mi trovassi lì».

«Non mi sarei mai immaginato di andarmene dall’Italia, ma è stato semplice anche grazie a mia figlia e alla mia compagna»

«Sinceramente fino a 2-3 anni fa non mi sarei mai immaginato di andarmene dall’Italia, né tanto meno di vivere un’esperienza simile. Vivere all’estero però è un’esperienza che mi sento di consigliare a molti dei miei colleghi più giovani. L’anno scorso avrei dovuto firmare un contratto di un anno con la società di Reggio Emilia. Ma, finita la stagione, la situazione in Italia non era delle migliori con il lockdown e lo stop dei campionati. Insomma questa opportunità non si è prospettata e devo dire che, in realtà, sono molto contento che le cose siano andate così. La mia compagna e la mia bimba di 11 mesi mi hanno accompagnato in quest’avventura e ciò ha reso tutto più semplice, anche vivere all’estero ed avere loro a casa è tutta un’altra storia. Venendo da una città di mare le mancanze che sento qui, a parte chiaramente la famiglia e gli amici, è il tempo, un po’ troppo grigio, e il cibo. Per ora ho assaggiato “lo schnitzel”… poi vedremo».

Italia e Germania: due mondi diversi anche in campo.

«In questi mesi di basket tedesco ho avuto modo di vedere diverse differenze: in Italia si è spesso molto più improntati sulla tattica, si preparano molto di più le partite. Qui è diverso: i ritmi in campo sono più veloci anche se devo dire che campionato italiano e tedesco a livello di competizione si equivalgano. Spesso nel calcio la competizione Italia – Germania è stata sotto la luce dei riflettori. Nel basket c’è sicuramente della rivalità ma non certo così forte, forse anche perché le due squadre nazionali si sono affrontate sicuramente di meno rispetto che al calcio. Rivalità a parte resta il fatto che essere il primo italiano ad aver firmato un contratto con l’Alba Berlin fa molto effetto. All’inizio non ho nemmeno realizzato che ci sono altri ragazzi italiani che giocano in altre città della Germania, come Flaccadori al Bayern Monaco e Luca Vitali al Brose Bamberg. Ma il primo italiano a giocare a Berlino sono io, ed è un aspetto che fa sicuramente piacere e onore. Poi questa squadra mi sta dando la possibilità di avere il mio spazio in Eurolega anche se non è la prima volta che gioco a livello europeo. A Milano ho avuto la possibilità di entrare in questo mondo per la prima volta. Però avevo 4-5 anni in meno e la squadra era costruita in modo diverso, c’era molta più competizione e io, più giovane e inesperto, non mi sono trovato nell’ambiente ideale per fare un salto di qualità ulteriore e per guadagnarmi spazio e minuti. Diciamo che per me è stato un periodo difficile: pieno di soddisfazioni ma anche, purtroppo, di delusioni. Ora però sto vivendo tutto in modo diverso: ho un ruolo molto importante all’interno della squadra e questo mi da forza e convinzione tutti i giorni. Ho già vissuto in precedenza l’esperienza di stare ai margini di una rotazione di una squadra importante che giocava in Eurolega, mentre ora avere un ruolo così importante mi fa apprezzare ogni giorno quello che sto facendo e mi sprona a cercare di fare sempre meglio».

Berlino come trampolino di lancio europeo per l’NBA

«Sembra una vita fa, ma 7 anni fa ricevetti un invito dai Boston Celtics, una delle squadre più prestigiose dell’NBA. Sono stato lì due giorni dove ci sono stati allenamenti che loro chiamano Work-Out e dove la società ha la possibilità di invitarti e vederti da vicino prima del Draft-NBA. Si scelgono poi 60 giocatori giovani da università americane o dall’Europa. Io, a quel tempo, ero in quella finestra di età dai 18 ai 21 anni dove c’è grande attenzione verso i giovani. Giocavo a Bologna, avevo fatto un buon campionato e mi ero guadagnato questa chance di rientrare in questo progetto americano. E’ stata un’esperienza  molto bella e che ricordo con tanto piacere. Sono stato lì due giorni, ho fatto un allenamento con altri 4-5 ragazzi della mia età, mi hanno preso le misure, cercano di conoscerti per farsi un’idea di te, e poi decidono se sceglierti o meno. Lo squarcio di basket americano che ho potuto vivere mi ha fatto rendere conto che arrivare in un ambiente del genere è molto difficile: qualsiasi giocatore di basket potrebbe descrivere l’NBA come il sogno della vita ma è difficile pensarci con concretezza. Oggi posso dire questo: lavoro ogni giorno per arrivare al massimo delle mie possibilità e certo, l’NBA è il massimo che un giocatore può raggiungere a livello mondiale. Il basket americano e l’ambiente NBA è completamente diverso da quello italiano ed europeo, però è qualcosa che tutti sperano di poter raggiungere».

«Per ora mi godo Berlino, ma un giorno vorrei ritornare in Italia»

Simone calca il parquet della Mercedes Benz Arena dalla prima settimana di agosto ma guarda già avanti. «Replicare quello che ha fatto l’Alba Berlin nella scorsa stagione non sarà semplice dato che hanno vinto sia la Coppa di Germania che il Campionato. Certo è che al momento siamo una delle migliori squadre della Germania e gli obiettivi restano quelli: cercare di fare bene il campionato e la Coppa. In Eurolega è tosta però dobbiamo cercare di migliorare piano piano, partita dopo partita. Sappiamo di non essere tra i club favoriti, anche a livello di budget non siamo tra le corazzate più attrezzate però possiamo sicuramente dire la nostra e cercheremo di farlo, piano piano. Poco tempo fa abbiamo vinto di un canestro allo scadere contro ASVEL Lyon -Villeurbanne, insomma, una partita da panico dove le emozioni non sono di certo mancate. Se guardo al mio futuro in questo momento, all’inizio della mia esperienza estera, non so ancora cosa mi aspetta ma sicuramente, avendo una bimba piccola, mi piacerebbe prima o poi tornare a farla vivere in Italia. Lì ci sono tutti i nostri affetti più cari, mio fratello, la mia famiglia e quella della mia compagna. Quindi prima o poi torneremo, se tra 4, 5 o 10 anni ancora non lo so. Per il momento ho un contratto da tre anni qui, mi godo questa opportunità e la città di Berlino che ha sicuramente tanto da dare e non solo sul parquet».

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Photo Courtesy: © Alba Berlin