Come Teodorico il Grande divenne personaggio mitico di fiabe e racconti
Sono molte le storie e le leggende costruite attorno alla figura di Teodorico il Grande, ma forse non tutti conoscono le sue vere gesta
Teodorico il Grande è protagonista di numerose storie e leggende popolari, che si sono diffuse in tutta Europa a partire dal Medioevo. Alcune rispecchiano imprese storiche realmente accadute, altre invece sono più fantasiose e narrano di combattimenti contro draghi, nani e altre creature mitiche. Inoltre, se in molti racconti è raffigurato come valente guerriero, in altre riveste invece il ruolo del Re di Verona. Ma chi fu veramente?
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La figura storica: l’uomo più potente del mondo occidentale
Flavio Teodorico, detto “il Grande” (454-526 d.C.) è stato re degli Ostrogoti e d’Italia, nonché secondo Re barbaro di Roma dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente. Cresciuto presso la corte di Costantinopoli e salito al trono ostrogoto appena 20enne, il giovane Teodorico ricevette il permesso dell’Imperatore bizantino di invadere l’Italia per cacciare Odoacre, il generale barbaro che nel 476 aveva deposto il legittimo sovrano Romolo Augustolo. Così fu guerra e, dalle sue battaglie contro Odoacre, nacquero molte storie e leggende conosciute tutt’oggi. Ad esempio, si dice che uno dei piatti tipici veronesi, la Pastissada de Caval, sia stato inventato proprio quando, per sfamare il suo popolo, Teodorico fece cucinare la carne dei cavalli morti in combattimento. Dopo la vittoria contro Odoacre a Ravenna, Teodorico diventò Re d’Italia, dando così inizio a un lungo periodo di pace e stabilità. Era diventato, a tutti gli effetti, il sovrano più importante dell’Occidente: da allora, la sua fama si diffuse per tutta Europa, e così anche i racconti sulle sue imprese.
Dietrich von Bern, l’alter ego leggendario del re Teodorico
Ma non tutte le leggende sono fedeli alla realtà storica. Nei cicli epici germanici e scandinavi, Teodorico è infatti conosciuto come Dietrich von Bern, ovvero Teodorico da Verona, che compare in numerose saghe cavalleresche altomedievali, come La Canzone dei Nibelunghi e la Þiðrekssaga, scritta nel XIII secolo in Norvegia. Per molto tempo, però, gli storici hanno dubitato che il personaggio fosse veramente ispirato a Teodorico il Grande, perché le loro vite e imprese presentano molte differenze. Ad esempio, Dietrich è il Re di Verona, esiliato presso la corte di Etzel, re degli Unni (ispirato ad Attila), e a Ravenna si scontra non con Odoacre, bensì con il tiranno Ermanarico. Per non parlare poi delle avventure più fantasiose: oltre ad essere uno dei pochi eroi ad essere riuscito a uccidere un drago, nel poema Eckenlied sconfigge il gigante Ecke con l’astuzia.
Da Teodorico a Dietrich, grazie alla tradizione orale
Non a tutte le figure storiche è riservato l’onore di venire ricordato in fiabe, racconti e saghe cavalleresche. E’ una sorte che capita ai sovrani o ai guerrieri che, in virtù delle proprie gesta straordinarie, entrano nell’immaginario collettivo e diventano parte della tradizione orale. In questo modo, le storie vengono tramandate di generazione in generazione e, così facendo, vengono ingigantite, arricchite di particolari o modificate. Ciò avviene secondo vari processi narrativi, primo fra tutti quello della semplificazione, secondo cui la causa di fatti storici complicati viene ricondotta a sentimenti umani universali (amore, gelosia, vendetta). Attraverso l’assimilazione, le vicende accadute e i personaggi vengono adattati a modelli predeterminati (spesso, infatti Dietrich corrisponde all’archetipo del Re giusto e saggio). Infine, grazie alla coordinazione, personaggi e fatti storici distanti fra loro vengono posti sullo stesso piano: è per questo, ad esempio, che nelle ballate germaniche, Teodorico è contemporaneo di Attila.
Dietrich in Italia: il duello contro il Re Laurino
Una fiaba famosa in Alto Adige è quella del combattimento tra Dietrich/Teodorico e Laurino, il ricco Re dei nani che abitava sul monte Catinaccio, nelle Dolomiti.
Davanti al suo castello si estendeva un bellissimo giardino di rose, di cui il Re era estremamente geloso. Secondo la storia, Laurino si era innamorato perdutamente della principessa Similde e la rapì, portandola nel suo castello. Il suo promesso sposo chiese aiuto a Dietrich/Teodorico per sconfiggere Laurino e riportare la principessa a casa. Insieme partirono alla volta del Catinaccio: fu lì che si consumò lo scontro. Per combattere, Laurino indossò una cintura fatata che gli conferiva la forza di 12 uomini, ma anche così era chiaro che i nemici avrebbero avuto la meglio. Così, Laurino indossò il mantello dell’invisibilità e si nascose nel suo roseto. Ma presto Teodorico si rese conto che i fiori, piegandosi sotto il suo peso, rivelavano la posizione del re dei nani. Fu quindi facile catturarlo. Si narra che, poco prima del suo arresto, Laurino abbia maledetto il giardino di rose che lo aveva tradito: nessuno avrebbe più potuto ammirarne la bellezza, né di giorno né di notte. Ma, in preda all’ira com’era, si era scordato dell’alba e del tramonto. Ecco perché, in questi momenti della giornata, il roseto di Laurino ricompare sul Catinaccio, che si tinge, appunto, di rosa.
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