Germania, studio di Drosten dimostra che i bambini sono infettivi come gli adulti
I bambini mostrano meno frequentemente i sintomi rispetto ad un soggetto adulto, ma questo non significa che siano meno contagiosi
Dai dati elaborati dall’inizio della diffusione della pandemia Covid-19, è emerso che i bambini hanno meno probabilità di mostrare sintomi della malattia. Secondo le nuove scoperte del virologo Drosten, però, questo non significa che i bambini siano meno contagiosi degli adulti. I bambini sembrano infettarsi altrettanto spesso, ma molte volte non presentano forti sintomi come tosse o febbre alta. Finora non ci sono prove statistiche che i bambini abbiano un carico virale diverso da quello degli adulti. Ed è proprio per questo che gli stessi presupposti che si applicano agli adulti dovrebbero essere utilizzati per valutare il rischio di infezione tra i bambini. Queste dichiarazioni influenzeranno probabilmente il dibattito sull’apertura di scuole e asili.
Carico virale ugualmente elevato nei bambini e negli adulti
Sono stati effettuati solo pochi studi sul ruolo che i bambini hanno effettivamente svolto nella diffusione del nuovo coronavirus. I progetti di ricerca condotti in Cina, Islanda e Paesi Bassi si contraddicevano a volte in modo considerevole o non erano statisticamente significativi. La settimana scorsa il virologo Christian Drosten dell’ospedale Charité di Berlino ha descritto la situazione, affermando l’urgenza di fornire dati validi. Drosten, aveva già scoperto il virus della prima pandemia di “sars” nel 2002/2003. Recentemente ha presentato, insieme al suo team, uno nuovo studio, sebbene non ancora completo. Drosten ha però pubblicato il risultato più importante dello studio su Twitter: “Nessuna differenza significativa tra bambini e adulti. In altre parole, i bambini che sono stati infettati dal virus Sars-CoV-2 possono trasmettere l’agente patogeno con la stessa facilità delle persone anziane.” Il numero di virus che possono essere rilevati nelle vie respiratorie non differisce quindi tra le diverse fasce d’età, riferiscono i ricercatori del team di Drosten. Per il loro studio, hanno esaminato campioni di 3712 persone che sono risultate positive al sars-CoV-2 con il metodo PCR in un centro di test di Berlino tra gennaio e il 26 aprile. Hanno poi formato gruppi di età per confrontare bambini e adulti.
Il dibattito sulla riapertura delle scuole
Da più di sei settimane è in vigore lo stato di emergenza in molte famiglie tedesche. Di conseguenza molti bambini, ancora oggi, non possono andare all’asilo o a scuola. Una questione che tutt’oggi viene discussa intensamente da esponenti della scienza e della politica. Ovvero, come e quando le lezioni possono essere riavviate e quali misure di sicurezza devono essere adottate per garantire la salvaguardia dei bambini. Qualsiasi apertura è considerata un rischio dal punto di vista virologico ed epidemiologico. La diffusione del nuovo Coronavirus può essere contenuta solo evitando al massimo il contatto. Tuttavia, è stato a lungo dibattuto la necessità di permettere ai bambini di riprendere le attività scolastiche, in modo tale da permettere anche a molti genitori di poter ricominciare a lavorare. Gli scienziati sottolineano comunque che, come detto, i bambini hanno molte meno probabilità di mostrare sintomi di malattia come febbre o tosse. E poiché il nuovo Coronavirus è stato finora testato principalmente in presenza di tali sintomi, il tasso di infezione ufficialmente registrato tra i bambini è inevitabilmente basso. Tuttavia, ciò non dovrebbe portare alla conclusione che i bambini siano in realtà meno frequentemente infetti e meno contagiosi.
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Immagine di copertina: Pixabay