Ospedale di Berlino: “Dei 400 posti in terapia intensiva 61 sono occupati”. Il sistema sta reggendo
La situazione ospedaliera in Germania è sotto controllo, si è lontani dalla saturazione dei posti in terapia intensiva
Heyo Kroemer, il CEO dell’ospedale Charité, rassicura la città di Berlino. Dei 400 posti in terapia intensiva, solo 61 al momento sono occupati. A differenza di molti altri Paesi, la Germania sembra riesca a mantenere un profilo basso nella diffusione del virus. Difficile da credere, dal momento che la capitale stessa, non ha adottato lock-down estremi come quello cinese o italiano. Il CEO Heyo Kroemer lunedì, subito dopo Pasqua, ha spiegato il decalogo di raccomandazioni pubblicato dalla National Science Academy Leopoldina. Questo verte su come far uscire il Paese dall’incubo del Covid-19. Si è raccomandato inoltre di prestare molta attenzione e di tutelare il personale medico. Ha rilasciato anche un’intervista alla rivista Zeitung che ben descrive la situazione attuale tedesca durante la pandemia.
L’intervista di Heyo Kroemer, CEO dello Charité di Berlino, spiega dettagliatamente la situazione in Germania, in special modo come procede a Berlino
Dopo aver rotto il ghiaccio con qualche domanda più generale, come ad esempio “In quale negozio si recherà per primo, dopo la riapertura dei negozi”, l’intervistatore passa subito a parlare del famoso decalogo, facendo notare che i piani del governo federale sono un tantino diversi dalle raccomandazioni della Leopoldina. Kroemer, con molta razionalità, risponde affermando che tutto ciò sia normale. La National Science Academy è un’accademia scientifica che commenta varie questioni. Ovviamente, queste ultime, sono trattate da un punto di vista meramente scientifico. L’esempio a cui fa riferimento il giornalista è quello scolastico. All’interno del decalogo si consigliava di far ricominciare la scuola solo ai più giovani, dal momento che gli studenti più grandi sono più facilitati a lavorare in digitale. Inoltre, la Leopoldina consigliava di adottare l’obbligo della famosa mascherina. Al contrario, il governo, decide di riaprire le scuole per le ultime classi. Per quanto riguarda la mascherina, ne da un semplice consiglio di uso. A questo Kroemer risponde che se la politica risponde in modo diverso, e pragmatico, la scienza non può intervenire. Inoltre, aggiunge, che sull’indispensabilità della mascherina la popolazione stessa è d’accordo. Oltre a rispondere alle accuse politiche quotidiane sull’organizzazione, il CEO dello Charité conferma che il 3 maggio è una data utopica. Così come è stato smentito il calo completo a Pasqua, dai dati stessi degli infetti e di morti. La data del 3 maggio è poco valida poiché la pandemia non si esaurirà nei primi giorni di maggio.
Kroemer sembra essere in totale disaccordo con le dichiarazioni rilasciate dal medico Klaus Püschel che lavora ad Amburgo
Secondo Püschel, tutte le morti indicate come “a causa del covid-19” che ha esaminato avevano patologie precedenti così gravi che sarebbero morte comunque nel corso del 2020. Questo fa pensare che il bilancio delle vittime alla fine dell’anno, con il Coronavirus, non sarà molto più alto di quanto possa sembrare. Kroemer sostiene tuttavia che si tratti di una tesi problematica. Basta guardare all’Italia, alla Francia o a New York. Non si può affermare che sia una semplice influenza, e che i cari defunti sarebbero morti ugualmente nell’anno in corso. Circa la convivenza con il virus, promossa da Püschel, il CEO dello Charité afferma che per convivere con un virus sono necessarie delle misure di sicurezza che vanno oltre la mascherina e i guanti. Si riferisce ad un vaccino o a farmaci efficaci. Al momento questi non si hanno. Fino al momento in cui non si avranno, sarà bene trattare con sicurezza il virus.
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Immagine di copertina: Pixabay