Robert Koch, storia del Premio Nobel per la medicina che scoprì la tubercolosi

Una vita dedicata alla scienza e al prossimo: ecco chi era Robert Koch, uno dei premi Nobel tedeschi più famosi al mondo

Una vita per la scienza, dunque per il prossimo. Robert Koch, nato a Clausthal (zona centro nord della Germania) nel lontano 1843, non indietreggiò un attimo, né lasciò spazio a dubbi o incertezze. Era nato per studiare, scoprire, curare. Del resto, per lui parlava quell’intelligenza che lo contraddistingueva, quella perseveranza fatta di carte e ricerche, sempre più precoci le scoperte. Per capirci: all’età di quattro anni, aveva già imparato a leggere e scrivere autonomamente. Tutto il resto è stata conseguenza di talento e lavoro, l’unico mix che dà garanzia di successo. A 19 anni, Koch trovò terreno fertile per le sue idee nelle aule dell’Università di Gottinga. In particolare, sviluppò un forte rapporto con due professori: Georg Meissner e Friedrich Henle. Era il 1866, l’anno della laurea; poco tempo dopo, il matrimonio con Emmy Fraatz, conosciuta da piccolo e portata all’altare. Da lì in poi, un’altra vita: il trasferimento ad Amburgo, la figlia Gertrud, i problemi economici. Nel 1869, data una situazione parecchio complicata, si stabilì nell’attuale Polonia: voleva un lavoro che gli permettesse di andare oltre il classico sbarco del lunario. Il 1870 è un anno che lo segnerà profondamente: Koch si arruola come medico volontario nella guerra franco-prussiana. Dal 1872 al 1880 sarà ufficiale medico a Wollstein, dove iniziò a curare particolarmente lo studio dei microrganismi. All’epoca non aveva idea: ma sarebbe stata la svolta di una vita intera.

Gli studi effettuati sulla tubercolosi e il riconoscimento del Premio Nobel

Non era stato il primo ad occuparsi dei microrganismi: tanti scienziati, infatti, avevano cercato una correlazione tra la possibile causa delle malattie trasmissibili e il ruolo di queste particelle così piccole e così importanti (soprattutto ai nostri giorni, ma non solo). Per gradi, Koch partì trovando l’agente patogeno dell’antrace, altrimenti definita carbonchio. E’ una malattia che colpiva il bestiame, talvolta è stata riscontrata nell’uomo. Il percorso? Tortuoso: innanzitutto isolò il batterio Bacillus anthracis, poi fu corsa contro il tempo per trovare una prova concreta della correlazione tra il microbo e la patologia. Nacquero così i postulati di Koch, in cui lo scienziato spiegò il processo per arrivare all’agente patogeno dell’antrace. Il più grande successo arrivò però con lo studio sulla tubercolosi. Sempre attraverso gli stessi postulati, Koch arrivò a definire la colpevolezza di un microrganismo tale da rendere questa malattia di fatto invincibile. Ma il microrganismo in questione era particolare: innanzitutto aveva una parete cellulare difficile da identificare, pertanto il lavoro – in collaborazione con Walther Hesse – dovette rifarsi all’idea della coltura pura e la coltivazione su terreno, teoria portata avanti pochi anni prima. Con tenacia e abnegazione, Koch riuscì a isolare il microbatterio, ottenendo già nel 1882 un successo enorme. Il Premio Nobel per Fisiologia e Medicina fu pertanto dolce conseguenza: arrivò nel 1905, e fece seguito alla scoperta dell’agente eziologico del colera, oltre all’ideazione del test per la tubercollina (utile alla diagnosi per tubercolosi). Il legame con Berlino? Forte, fortissimo. E principalmente legato all’Istituto da lui fondato nel 1891. Koch, il primo luglio di quell’anno, nel quartiere Wedding, diede vita all’RKI, l’organizzazione responsabile per il controllo e la prevenzione delle malattie infettive in Germania. Per capire quanto sia importante: è parte integrante del Ministero federale della salute tedesco e da lì passano tutti i dati ufficiali del coronavirus in tutto il territorio tedesco. Robert Koch morì il 27 maggio 1910, a causa di un attacco cardiaco, a Baden-Baden. Oggi i suoi resti si trovano all’interno Robert Koch Institut.

In questo particolare periodo, l’Istituto Robert Koch costituisce un punto di riferimento importante in Germania

Il ruolo dell’Istituto, oggi come allora, è ben più delicato di quanto possa sembrare. Non è solo centrale, ma è di comando. Anche per questo, sin dall’inizio della pandemia, gli attacchi da parte dei negazionisti del Coronavirus verso l’Istituto si sono moltiplicati, e spesso sono stati legati a teorie estremiste e cospirazioniste. Anche per questa ragione il Robert Koch oggi è considerato come un punto di riferimento importante in questo periodo di particolare tensione, economica e sociale.

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