Berlino, aumentano poveri e senzatetto. E c’è chi non mangia per pagare l’affitto
Viviamo giorni di festa, carichi di aspettative. Nelle case, calde ed accoglienti, il countdown verso il Natale, così affettuosamente scandito dai tradizionali Adventskalender, e quello per la Silvesternacht sono iniziati da qualche settimana. Ma a Berlino molti, sempre di più, purtroppo non hanno una casa e vivono per strada e ai margini della società o faticano a sbarcare il lunario.
Le famiglie pranzano in compagnia e sorseggiano il tradizionale Glühwein, cui affidano speranze e desideri per il proprio futuro, magari un futuro migliore a Berlino. Ma molti a Berlino non hanno di che sostentarsi e forse non ricordano neppure quando hanno avuto un pasto decente l’ultima volta. Anche questa è Berlino, la nostra amata Berlino. L’indigenza e la povertà hanno molti volti. Hanno il volto dei senzatetto, gli Obdachlose, che nel freddo delle notti berlinesi si scaldano come meglio possono, a volte aggrediti senza alcun motivo, spesso abbracciati ai loro amici a quattro zampe. E il numero dei clochard cresce visibilmente. Sebbene l’assenza di strumenti di rilevazione ufficiali renda complicato stabilirlo con precisione, a Berlino si parla di un incremento da 4000 a 6000 persone, riporta la Berliner Zeitung. A questi numeri è sempre più difficile dare un’identità ed una storia.
Vite ai margini
Ma la povertà ha anche il volto di quel 20,3 percento della popolazione di Berlino (la percentuale più alta in Germania, rimarca la Berliner Zeitung) che vive col sussidio Harz-IV. In questo gruppo rientrano anche cittadini di altri paesi dell’Unione Europea, attratti dalla speranza di un futuro migliore e talvolta costretti a scontrarsi con una realtà molto diversa. Ha il volto di chi è costretto a fare economia sul cibo per pagare l’affitto di casa. E sarebbe proprio questo, secondo l’opinione della senatrice berlinese per il lavoro e il sociale Elke Breitenbach, il momento che segna l’inizio della Verschuldungskarriere (la “carriera da indebitato”).
I sussidi
L’assistenza pubblica non è certo assente, né tra le peggiori. Il Sozialgesetzbuch, ossia il codice tedesco sull’assistenza sociale, contiene ad esempio strumenti di sostegno per le situazioni di emergenza finanziaria, ma, molto spesso, le difficoltà non hanno affatto carattere momentaneo. E non solo. Lo scarso coordinamento fra le varie strutture, rimarca Regina Schödl, referente del Paritätischer Wohlfahrtsverband Berlin, rende difficile un intervento di sostegno tempestivo e, più in generale, la troppa burocrazia, osserva Barbara Eschen della Diakonie, che fa esplicito riferimento alla necessità di reperire più facilmente alloggi, complica l’attività di aiuto.
Non lasciarli soli
Le soluzioni strutturali, auspica Ulrike Kostka della Caritas nelle pagine del quotidiano berlinese, vanno discusse e trovate a livello federale e non solamente nel Land Berlin, dove peraltro bisognerebbe ragionare a livello di Senat e non solo di Bezirke, di singoli quartieri. Ad ogni modo, osserva Elke Breitenbach, la povertà può essere sì arginata, ma non sconfitta. E sebbene questa affermazione sia forse tristemente vera, non diventa affatto inutile un piccolo aiuto da parte di tutti. Le raccolte per i meno fortunati richiamano, per fortuna, tante sensibilità. Ma anche l’attenzione alle difficoltà quotidiane di chi comincia a non farcela è importante, probabilmente fondamentale. Perché forse è proprio in questo stadio che l’aiuto, privato o pubblico che sia, può cambiare le sorti di una persona o di una famiglia in maniera più efficace. Perché forse è proprio in questo stadio che si riesce ancora a trovare la forza per non sentirsi perduti.
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Questo articolo è dedicato con tanto affetto ad Antonella C. e Maurizio T. che se ne sono andati via così, da un momento all’altro, e che hanno sempre avuto grande attenzione e sensibilità per gli ultimi.
Foto di copertina © York Berlin – Berlin – CC BY SA 2.0
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