Io, biologo molecolare che testo i vaccini, vi racconto la gara (molto tedesca) per “risolvere” il Covid
Stefano Gaburro, biologo sanitario con Dottorato in Farmacologia Molecolare ora impegnato, tra le varie cose, anche nel test dei vaccini Covid, ci spiega lo stato attuale di una gara che ha molti player tedeschi in gioco
La competizione è ormai alle fasi finali e in testa, al momento, c’è il vaccino “a quattro mani di BioNTech (l’azienda tedesca che lo ha concepito) e la Pfizer (che lo produrrà su larga scala). Si tratta di un vaccino che aveva già dimostrato il suo valore nei mesi passati con studi preclinici in cui topi e primati erano stati immunizzati o protetti dall’infezione di Corona e completamente protetto le scimmie dall’infezione polmonare. I risultati erano stati pubblicati a settembre. Gli studi clinici ora arrivati alla Fase 3 (Studio multicentrico con circa 40.000 persone) non hanno mostrato importanti effetti collaterali. Anche se secondo l’FDA (agenzia americana del farmaco), per essere effettivo la differenza dei controlli deve risultare il 50%, risulta essere il 90%. Quello Pfizer/BioNTech è un vaccino a acido ribonucleico messaggero, (mRNA), ovvero basato sul materiale genetico che contiene le istruzioni per la sintesi di nuove proteine. Di norma l’mRNA trasporta le informazioni genetiche codificate dal DNA del nucleo della cellula fino al citoplasma cellulare. Qui le istruzioni vengono usate per “costruire”, gli amminoacidi, ovvero la base delle proteine. Si tratta di un processo che il nostro organismo fa continuamente e che, rispetto a “storici” vaccini inattivati di DNA, ha il vantaggio di poter convertire le informazioni contenute nel codice genetico. La molecola della cellula infettata infatti viene a sua volta incorporata dal sistema dal complesso maggior di istocompatibilità (MHC) che venendo trasportato, a livello di membrana cellulare, può essere conosciuto dalle nostre cellule T che generano poi la risposta immunitaria.
I possibili limiti del vaccino COVID della Pfizer/Biontech
L’unico limite del vaccino in oggetto è il fatto di doverlo conservare a -80°C potrebbe essere un problema per il trasporto e ovviamente a breve le dosi saranno disponibili solo in parte per poi durante il 2021 avere una copertura planetaria.
Germania, non solo Biontech: la situazione del vaccino Curevac
L’altro vaccino “tedesco” in gioco è realizzato dalla ditta Curevac, finanziata dall’investitore Dietmar Hopp, dalla fondazione Gates e da GlaxoSmithKline. Anche questo è su base mRNA. Ad inizio novembre ha il Ceo Franz-Werner Haas ha scritto in una nota.“I dati provvisori della fase I sono molto incoraggianti”. Il vaccino però è più indietro con gli studi clinici. È in Fase 1 e probabilmente sarà disponibile più avanti nel 2021.
Gli altri vaccini: la situazione
Per quando riguarda il vaccino Irbm, Oxford ed Astrazeneca, dopo il piccolo problema di percorso con una persona con effetti collaterali, si sta procedendo in fase 3 e così generare una risposta immunitaria in tutte le fasce di età anche le più sensibili. Gli studi di Fase 3 si stanno completando e, dopo la loro pubblicazione, cominceranno a produrre il vaccino su larga scala.
Ultimo non per importanza, ma perché statunitense e molto probabilmente servirà prima di tutto il mercato americano (e poi noi europei) è il vaccino prodotto da Moderna. Anche questo si trova da fine ottobre in Studio Clinico di Fase 3. I risultati preliminari hanno mostrato che è essere sicuro. L’azienda si propone di completare gli studi per i primi di dicembre.
Non solo vaccini Covid, le altre piste allo studio per proteggersi dal virus
Un recente studio dell’Università di Njimegen, Olanda ha messo in evidenza come il vaccino influenzale tetravalente sembra proteggere, con un meccanismo non ancora conosciuto, almeno in parte da un’infezione da Covid19. Se questo risultasse essere riprodotto, potrebbe risultare un’alternativa in mancanza dei vaccini Covid19 in aggiunta ovviamente alle restrizioni imposte.
Non è tutto. In Ottobre, uno studio è partito per fare una dieta di Vitamina D che sembra proteggere di più dalle malattie respiratorie. Infatti anziani, persone in sovrappeso e diabete hanno meno produzione di vitamina D rispetto al controllo. Sembra infatti anche esserci una stagionalità nella produzione.
Solo il futuro ci dirà se il Covid avrà bisogno di una risposta multipla, e non univoca, per abbassare la sua pericolosità.
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