Wimdu fa causa a Berlino: «La nuova legge sugli affitti lede i diritti dei proprietari»
Ha probabilmente i giorni contati la legge Zweckentfremdung der Wohnraum, quella che vieta a Berlino l’affitto di un proprio immobile come casa-vacanza. O almeno così spera Wimdu, il portale degli affitti turistici con sede a Berlino, numero due al mondo dopo il più noto AirBnB. Arriverà infatti in giudizio nei prossimi giorni al tribunale amministrativo del Land Berlin il ricorso contro la legge che il popolare sito tedesco ha presentato ad aprile.
Il ricorso. Wimdu sostiene che la legge entrata in vigore il primo maggio leda concretamente i diritti costituzionali dei proprietari degli appartamenti registrati sul suo sito e, in generale, il diritto alla proprietà privata. Una posizione già adottata dal Prof. Sodan, rettore della facoltà di Giurisprudenza della Freie Universität Berlin e per sette anni a capo del tribunale costituzionale di Berlino. Il noto giurista sostiene che la legge violi la costituzione tedesca e in particolare l’articolo 12 sulla libertà di esercizio del lavoro e l’articolo 14 che riguarda i diritti d’usufrutto della proprietà privata.
L’opinione pubblica. Come abbiamo sostenuto in vari articoli su questa testata, il tema non è solo giuridico, ma ha una sua rilevanza sociale e mediatica. L’amministrazione berlinese presenta la legge come un mezzo efficace per aumentare l’offerta di abitazioni in una città che ne ha estremo bisogno e per abbassare gli affitti delle case. Eppure, sostiene Wimdu, che ha legittimi e rilevanti interessi commerciali sul mercato delle case-vacanza, il ritorno all’affitto anche di tutte le 6375 abitazioni che erano legalmente registrate al 1 maggio 2016, non avrebbe effetti sensibili né sul Wohnungsnot, l’emergenza casa, né sul prezzo degli affitti. Questo, sempre secondo il sito, è confermato da uno studio della società Innofact che evidenzia come il 71% dei tedeschi la pensi come Wimdu e ritenga che solo un serio intervento politico possa risolvere il problema, magari, come indicava ancora nel 2014 la società Gewos, con misure per nuove case popolari e contro gli appartamenti lasciati sfitti.
Il futuro. Considerando le basi legali del ricorso, il CEO di Wimdu Arne Kahlke in un’intervista all’emittente rbb si dichiara ottimista sull’esito del ricorso il quale, secondo lui, «permetterà di continuare ad offrire una forma di ospitalità alternativa che rappresenti una risorsa anche economica per la città di Berlino». Se il ricorso venisse accolto, stimano i giuristi, la legge perderebbe immediatamente validità riaprendo completamente il mercato delle case-vacanza e lasciando alla classe dirigente cittadina il compito di elaborare una soluzione alternativa e fattibile per gestire la situazione. Di sicuro, per un’amministrazione che ha puntato molto su questa legge, si aprirebbe una bella grana a soli pochi mesi dalle elezioni.
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